La criminalità ambientale del Nord Italia
Negli ultimi anni si è registrato un elevatissimo numero di reati ambientali e di conseguenza di sequestri e denunce. La criminalità ambientale e le cosiddette ecomafie non conoscono crisi e stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese, soprattutto nel Nord-Italia, dove primeggiano la Liguria e la Lombardia, seguite da Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna.
Secondo il rapporto Ecomafia 2015, oltre alle mafie esistenti nel campo agroalimentare e in quello delle grandi opere (Tav e Terzo Valico), la maggior parte degli illeciti si concentrano nel ciclo del cemento e in quello dei rifiuti, facendo raggiungere la considerevole cifra di 22 miliardi di euro. In particolare, è elevatissimo il numero di abusi e speculazioni edilizie, appalti truccati
In seguito a decenni di lotte contro l’ecomafia, è stata recentemente approvata la legge sugli ecoreati che introduce nel codice penale un titolo specifico dedicato ai delitti contro l’ambiente. Ovviamente, oltre all’applicazione della legge sugli ecoreati, c’è la necessità di un profondo cambiamento sia per quanto riguarda la politica che la realizzazione di un sistema di controlli efficace al fine di debellare le ecomafie; per tal motivo è auspicabile che nei prossimi mesi venga varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti.
Gli appalti pubblici nel settore ambientale a livello nazionale sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità: dal Mose di Venezia ad alcuni cantieri dell’alta velocità, dai grandi eventi alle ricostruzioni post terremoto, dalla gestione dei rifiuti all’enogastronomia e alle rinnovabili.
Secondo Legambiente, per contrastare gli ecocriminali è necessario intensificare i controlli sui cantieri delle opere pubbliche attraverso la costruzione di commissioni di controllo specifiche, cancellare il general contractor, stringere le maglie sui subappalti nei cantieri ma anche riducendo, ripensando e valutando bene l’elenco delle opere strategiche per la collettività. Inoltre, bisogna fermare immediatamente i progetti e i cantieri di grandi opere inutili come il Terzo Valico e l’alta velocità Torino-Lione, ed azzerare i finanziamenti pubblici alle autostrade, a maggior ragione dopo l’emersione del “sistema Incalza” e il fallimento annunciato della BreBeMi.